Le cose vanno in un solo modo perché c’è una sola realtà. Per questo di timori, speranze, rimpianti e rimorsi non v’è ragione.
Una volta accadute, le cose non possono andare diversamente.
Prima di accadere, le cose non possono andare che come andranno.
Sperare o temere al di fuori della propria sfera di influenza non è fondato, siamo spettatori dell’unico modo in cui vanno le cose.
Esiste la possibilità, prima, che le cose vadano diversamente? No, andranno solo come andranno, non diversamente. Sostenere che quella possibilità sia esistita (eppure svanisce sempre) è dietrologia illusoria: esiste un bivio senza che sia mai possibile passarci due volte?
Come posso sostenere che un bivio esista o sia esistito se non posso mai tornare indietro e scegliere almeno una volta l’altra strada?
Non posso in nessun modo verificare la mia ipotesi che un bivio esista.
Se non possiamo azionare bivi ma solo credere che ve ne siano, in cosa consiste la nostra sfera di influenza? Che cosa decidiamo, che cosa influenziamo? Noi chi?
La coscienza è una emanazione dell’attività cerebrale, l’illusione del dualismo soggetto/oggetto, ma nessuno muove niente: le cose vanno in un unico modo.
Che cos’è la possibilità? Di cosa ci illudiamo assommando opzionalità? Cosa decidiamo? Chi ci crediamo di essere?
Siamo spettatori della realtà, l’unico modo in cui vanno le cose. Non sono mai andate e non andranno mai in un altro modo. La scelta, la possibilità è un’illusione dualistica della coscienza, è letteralmente immaginazione.
Se siamo questa illusione, possiamo disilluderci? Sapere di non avere scelta, sapere che il bivio non esiste, se non altro può toglierci, e non è poco, speranza o timore, rimorso o rimpianto (può cioè avere un effetto psicologico: usare l’illusione di esistere per disilludersi di esistere: in fondo la consapevolezza è essere ciò che sai, in questo caso un’illusione disillusa).
L’ignoranza del futuro non equivale alla possibilità, è ignoranza del solo modo in cui andranno le cose prima che ci vadano. Quando il futuro sarà passato non sarà più agibile e d’altra parte non c’è nessuno che agisce, c’è solo la realtà (l’idea di un agente o decisore è già di per sé un irrealismo, siccome se il soggetto è parte della realtà allora non è al di fuori di essa, non la agisce, è la realtà che “guarda se stessa”, nel nostro caso con occhi assai miopi).
Il futuro che, attraverso il presente, diventa passato ci illude che qui e ora ci sia un bivio, ma è un'illusione della coscienza.
Nessuno aziona nessuna leva di nessun bivio. Letteralmente, questa è la realtà.
Letteralmente, “questa è la realtà” è la profonda risposta a qualunque domanda.
Tutte le volte che tieni a qualcosa (timore, speranza, rimpianto, rimorso… l’attaccamento) ti illudi, dimentichi che “questa è la realtà” e ti credi altro da essa. Credi che ci siano stati, ci siano o ci saranno bivi.
La consapevolezza è essere ciò che sai, o non puoi dire di saperlo. Sai che “questa è la realtà” quando ti liberi dall’attaccamento. Viceversa, ti illudi e, se sai e rifiuti di essere ciò che sai, soffri. La sofferenza è il rifiuto di essere ciò che si sa, il rifiuto della consapevolezza che “questa è la realtà”. Soffre chi non accetta la realtà pur conoscendola, mentre chi la ignora si illude senza soffrire (il bambino, il vero ignorante). La sofferenza del rifiuto della realtà può essere una fase verso la consapevolezza (accettazione della realtà, perdita dell’attaccamento) o verso la follia (rifiuto definitivo della realtà).
La più profonda consapevolezza non è la consapevolezza della morte, ma di non avere mai avuto scelta (di fatto, di non essere mai esistiti). La morte è un'alternativa preferibile alla sofferenza1, mentre la consapevolezza reca il lasciapassare per una vita senza attaccamento, senza dover essere, senza speranza, timori, rimpianti o rimorsi: senza dolore2.
La consapevolezza rende la vita preferibile alla morte. La vera ignoranza, in quanto innata e quindi non ardua da conseguire, le sarebbe ancora preferibile, ma una volta perduta non è recuperabile: una volta compreso che “questa è la realtà" alternativa alla consapevolezza rimane solo la follia. Per questo, l’ignoranza di come stanno le cose genera nostalgia una volta smarrita.
Quando sistematica.
Se non accidentale.