Potremmo vederci anche così: siamo degli ammontare di tempo che si confrontano gli uni con gli altri e che cercano di portare l’attenzione altrui laddove il proprio tempo investito frutti.
Fai del mio tempo il tuo tempo, approfondiscimi, investi il tuo tempo nel mio.
Ci sono vite che sono conosciute da tanti (tanti la cui vita è nota solo a loro stessi), ammontare di tempo che seducono il tempo altrui occupandolo.
La persuasione, portare un punto di vista all’attenzione altrui affinché lo condivida, è il tentativo di colonizzare il tempo degli altri con il proprio, convincerli che il proprio tempo valga l’investimento del loro. Abbiamo imparato e ci siamo formati per farci infine testi altrui.
Chi vince, per così dire, seduce - letteralmente “conduce a sé”, e pone il proprio tempo in quello degli altri. Chi perde, sedotto, ha il proprio tempo occupato dal tempo di chi ha vinto e per il proprio, che non seduce nessuno, rimangono i ritagli di tempo.
A parità di risorse, quello del tempo è un gioco a somma zero. Investo il mio così da sedurti nel mio; tu cedi il tuo così da scivolare nel mio. Avevamo entrambi, ed avremo ancora, un numero ignoto ma limitato di giornate di ventiquattro ore. Basteranno per tutto il tempo che ci rimane? In ogni caso, sedurre non ci darà un minuto in più, il tempo degli altri che occuperemo con il nostro non ci darà più tempo: vanagloria? È vero che non possiamo guadagnare tempo, eppure quello che gli altri ci dedicheranno è tempo “nostro” che vivranno loro… le infinite vite del lettore vorace?
Abbiamo difeso il nostro tempo o l’abbiamo ceduto a buon mercato? Abbiamo lavorato su di esso, ci abbiamo portato dentro qualcuno o abbiamo lasciato che si riempisse di quello altrui premiandone l’investimento? Se nessuno ne guadagna, di tempo, che cosa significa perdere tempo? Forse questo: la realtà, le altre risorse limitate che non sono il tempo, può privarci del nostro al servizio di quello altrui. Se saremo stati soliti, gratis, allo spreco del tempo a vantaggio di quello investito dagli altri, se troppo avremo divagato nel tempo di altre progettualità con il tempo che avevamo libero, alla lunga dovremo scambiare il nostro tempo con colui che disporrà di quelle altre risorse che non avremo saputo procurarci (le ore di costui rimarranno ventiquattro, sì, ma ne avrà liberate un po’ a nostro discapito). Il lavoro rende libero chi può giovarsi di quello altrui.
Il tempo libero dalla necessità è il lusso più grande, perché ci consente di viverlo senza l’ansia di farne contabilità. Siccome a tempo esaurito non saremo più vivi per tirare le somme, il computo del tempo si riduce a un affanno illusorio e l’illusione consiste nell’assommare qualcosa che non può essere accumulato, ma solo perduto. Come la vita, che affianca, il tempo è, tutto, già perso.
Una vita bella è la perdita di un tempo libero.